Al via venerdì 15 luglio 2022, con l’evento a Trento dal titolo “L’economia sociale è la persona al centro”, una serie di incontri che caratterizzeranno l’anno di presidenza dell’Italia del Comitato di Monitoraggio della dichiarazione di Lussemburgo che culminerà il 21 ottobre a Bologna, con lo svolgimento della riunione dei ministri dei Paesi del Comitato di monitoraggio.
La Dichiarazione di Lussemburgo, firmata nel 2015 dall’Italia e da altri cinque Paesi Europei, oggi conta ben 20 stati firmatari quali Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Svezia e riconosce all’economia sociale una potente leva per la creazione di posti di lavoro e per l’innovazione sociale e rappresenta un impegno assunto da parte dei Paesi firmatari a valorizzare l’economia sociale come pilastro per economie forti, inclusive e resilienti.
Oramai è consolidata la consapevolezza che l’economia sociale è un modello che ha resistito alle varie crisi economiche meglio di molti altri e che in particolare, in questi anni di pandemia, ha dimostrato il fondamentale contributo nel fronteggiare la crisi sanitaria e sociale, oltre che economica, ed ora anche la guerra in Ucraina, che ha mobilitato tutte le organizzazioni dell’economia sociale per l’accoglienza dei profughi in fuga dimostra, se mai fosse necessario, il fondamentale ruolo del TERZO SETTORE per sostenere, accogliere e includere collettività e persone fragili e indifesi. Tali obbiettivi si possono raggiungere grazie ai forti valori sociali quali la partecipazione attiva e la responsabilizzazione dei cittadini.
La Dichiarazione di Lussemburgo traccia le linee guida per:
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Comprendere la portata dell’economia sociale a livello Europeo;
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Consentire all’economia sociale di beneficiare maggiormente del mercato unico europeo modernizzando la strategia per il mercato unico;
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Rafforzare il sostegno europeo per le imprese dell’economia sociale includendole nei programmi, progetti, fondi e altri strumenti di sostegno finanziario;
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Sviluppare un ecosistema finanziario in grado di fornire un sostegno efficace per l’economia e l’innovazione sociale;
lo scorso 09 dicembre 2021 si è giunti all’adozione, da parte della Commissione Europea, del Piano D’Azione per L’Economia Sociale. Obbiettivo raggiunto grazie alle attività svolte dal Comitato di Monitoraggio e dai Paesi che vi fanno parte.
La Presidenza italiana di quest’anno del Comitato di Lussemburgo intende promuovere una serie di priorità e azioni, come dichiarato dal Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Andrea Orlando, in qualità di Presidente, facendo del Comitato stesso un foro ideale per dare sostegno e slancio programmatico all’economia sociale e al Piano d’Azione della Commissione, anche in vista della proposta di Raccomandazione del Consiglio, attesa per il 2023.
Gli elementi caratterizzanti saranno:
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Centralità delle persone e dal coinvolgimento dei protagonisti dell’economia sociale nelle scelte collettive;
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Giustizia sociale come strumento di pace e benessere;
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adozione di una clausola sociale negli appalti pubblici, individuata in un Codice del 2017, punta a tracciare una nuova via nei rapporti fra enti pubblici e Terzo Settore, attraverso la co-programmazione e la co-progettazione degli interventi e dei servizi;
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attenzione particolare alle potenzialità e capacità di trasformazione economica e sociale delle organizzazioni dell’economia sociale nelle transizioni verde e digitale e nelle azioni a sostegno delle città, dei piccoli centri e delle aree rurali;
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incoraggiare una rete di laboratori e osservatori attivi sul territorio, come strumento per la maturazione di reti a livello europeo e transnazionale;
L’ITALIA durante l’anno di Presidenza:
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ha delineato un assetto organizzativo organico disegnato dal Codice del Terzo Settore e dalla disciplina dell’Impresa Sociale, come raccomandato dalla Commissione Ue agli Stati membri nello sviluppare quadri giuridici adeguati a par prosperare l’economia sociale;
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pone l’attenzione su tre ambiti specifici: il rapporto trai soggetti dell’economia sociale e il settore pubblico; il ruolo dell’economia sociale come volano dello sviluppo locale; l’analisi degli strumenti finanziari più confacenti al sostegno dell’economia sociale;
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promuove una serie di priorità e azioni, facendo del Comitato stesso un foro ideale per dare sostegno e slancio programmatico all’economia sociale e al piano d’azione della Commissione;
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intende porre al centro del dibattito il rafforzamento dei rapporti con la Pa attraverso gli strumenti di amministrazione condivisa che mettono in risalto il ruolo preponderante del Terzo settore nel contesto dell’economia sociale. Intende promuovere misure fiscali più appropriate che siano in grado di incentivare l’economia sociale richiedendo di sfruttare appieno la flessibilità in materia di aiuti di stato, legata all’erogazione di servizi di interesse economico generale, che vedono coinvolti i soggetti dell’economia sociale. Anteporre la persona rispetto al profitto;
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consentire all’economia socia di fruttare le opportunità rappresentate dal PNRR in quanto lo stesso rappresenta un’opportunità irripetibile per colmare i divari generazionali, di genere e geografici che da sempre hanno minato la nostra competitività e la mobilità dell’ascensore sociale;
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pianificare in coprogettazione di servizi sfruttando sinergie tra impresa sociale, volontariato e amministrazione in quanto il PNRR promuove espressamente il ruolo del Terzo settore nelle politiche pubbliche, prevedendo che l’azione pubblica potrà avvalersi del contributo del Terzo settore;
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sostenere lo sviluppo delle imprese per l’avvio e l’espansione delle attività dei soggetti dell’economia sociale, compreso le imprese, nonché la riqualifica e l’aggiornamento delle competenze dei loro lavoratori.
Per il futuro i programmi della Commissione Europea e dell’Italia prevedono:
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per il periodo 2021-2027 la Commissione Ue intende aumentare il proprio sostegno oltre 2,5 miliardi di euro destinati in precedenza all’economia sociale (2014-2020);
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nel 2023 la Commissione Ue dovrebbe inaugurare un nuovo portale europeo per l’economia sociale che consenta agli attori dell’economia sociale di trovare in un unico luogo tutte le informazioni di cui hanno bisogno circa i finanziamenti, le politiche, la formazione;
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Nel 2022 la Ue lancerà nuovi prodotti finanziari nell’ambito del programma InvestEU e migliorerà l’accesso ai finanziamenti;
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L’Italia prevede la defiscalizzazione degli utili realizzati e reinvestiti nello svolgimento delle attività di interesse generale dell’impresa sociale e il sostegno del meccanismo di detrazioni e deduzioni per chi investe nel capitale dell’impresa sociale.
L’augurio è che L’Italia e la UE, individuati i corretti profili finanziari e fiscali, trovino, sotto il profilo finanziario, risorse ad hoc. Come ogni impresa, infatti, anche le organizzazioni dell’economia sociale necessitano di finanziamenti per perseguire obiettivi di crescita e consolidamento. Obiettivi che sono funzionali alla dimensione della domanda e ai bisogni dei singoli e delle comunità su cui si intende produrre un impatto sociale in quanto nel passato, spesso si è constatata l’impossibilità di raggiungere questi obiettivi attraverso soluzioni coerenti alle necessità specifiche dell’economia sociale, trovandosi di fatto a utilizzare strumenti e prodotti pensati per le imprese tradizionali. Meccanismi non idonei per le realtà dell’economia sociale e che quindi hanno spesso creato la necessità di sviluppare forme autonome di finanziamento (credito cooperativo, mutue, consorzi di garanzia o prestito soci) in grado di rispondere, almeno in parte, alle specifiche esigenze finanziarie, concepite per soddisfare esigenze che qualificano in modo univoco l’economia sociale e la sua missione al servizio delle persone. Una necessità dovuta anche al fatto che negli ultimi anni l’impegno dell’economia sociale, oltre ai servizi più tipicamente sociali, si è sempre più ampliato ad attività quali il rinnovamento urbano, i servizi ecologici, le attività creative e culturali, nonché l’edilizia sociale.
Un’evoluzione che implica nuovi bisogni finanziari, con l’evidente necessità di garantire un’offerta adeguata attraverso appropriati strumenti e strategie coerenti con le specificità delle organizzazioni dell’economia sociale (per esempio: autofinanziamento, reinvestimento di utili e eccedenze, sovvenzioni e donazioni).
Accanto all’aspetto finanziario, occorre anche rivedere l’aspetto fiscale. Occorrerà dare maggiore certezza agli organismi impegnati nel sociale e individuare un sistema di finanziamento in grado di premiare lo svolgimento di attività di interesse generale in sostituzione o ad integrazione dell’azione statale. Sotto questo punto di vista la riforma italiana del terzo settore costituisce un punto di riferimento per rintracciare alcuni principi condivisi a livello europeo per rivedere finalmente le stringenti regole sugli aiuti di stato.
IL PRESIDENTE CONFEDERAZIONE CNL TERZO SETTORE
Dott. Bruno Giuseppe Morabito