La pandemia da COVID ha senza dubbio rivoluzionato il mondo del lavoro, facendo conoscere a tutti lo smart working (detto anche lavoro a distanza).
Moltissime le aziende che nel corso degli ultimi due anno hanno addotto questo metodo di lavoro, che promette una maggiore produttività, costi inferiori, maggiore flessibilità individuale e migliori esperienze dei dipendenti.
Ma cosa ne pensano realmente i dipendenti dello smart working?
Secondo una recente ricerca fatta su un campione di 5.000 dipendenti in tutto il mondo, emerge che la produttività è aumentata in questi mesi, ma i dipendenti si sentono incerti sul futuro. Il 40% degli intervistati afferma infatti che la propria azienda non ha ancora condiviso alcuna visione chiara sulle modalità di lavoro post-pandemia.
Molti datori di lavoro hanno dichiarato che avranno l’intenzione di adottare modalità “ibride”, ma per il momento veramente in pochi hanno condiviso linee guida dettagliate, aspettative o linee guida.
Nelle aziende che non hanno comunicato o fato vagamente il futuro del lavoro post-pandemico, quasi la metà dei dipendenti afferma che questo sta provocando loro preoccupazione e ansia.
Più della metà ha dichiarato che vorrebbe un modello di lavoro ibrido più flessibile, in cui alternare le giornate di lavoro in sede a quelle di lavoro da remoto. Più di un quarto degli intervistati ha riferito che prenderebbe in considerazione la possibilità di cambiare lavoro se la propria azienda tornasse a lavorare completamente in presenza. La metà degli intervistati ha dichiarato che vorrebbe lavorare da casa almeno tre giorni a settimana.