Gli effetti della digitalizzazione e le sue conseguenze in ambito lavorativo sono oggetto di studio da parte dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA); l’obiettivo è quello di fornire ai datori di lavoro e alle parti sociali strumenti adeguati per gestire i cambiamenti prodotti dall’utilizzo delle nuove tecnologie.
In futuro si prevede un investimento sempre maggiore nella cybersecurity, argomento trattato proprio in un documento dell’Agenzia europea. Il testo sottolinea che le aziende sono chiamate a valutare altri rischi derivanti dalla digitalizzazione, oltre ai problemi legati al furto dei dati. Nel nuovo mondo digitalizzato tutte le imprese possono subire un attacco informatico non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche con gravi rischi per la salute umana.
Gli attacchi informatici consentono agli hacker di danneggiare il patrimonio informativo di un’organizzazione, arrivando anche a prendere il controllo dei dispositivi. Inoltre, possono avere ripercussioni sociali e psicologiche sui dipendenti come ansia, depressione e rabbia. I lavoratori potrebbero sviluppare sensi di colpa o sentirsi frustrati in caso di fuga di informazioni e violazione dei dati, solo per citare alcune situazioni. Anche i team rischiano di risentirne seriamente in termini di fiducia professionale.
Alla base degli cyberattacchi ci sarebbe per il 90% l’errore umano, sia a causa degli errori involontari sia per via degli specialisti della sicurezza informatica che rischiano la sindrome da burnout nell’affrontare continuamente queste minacce. Per salvaguardare i dipendenti da tutti i rischi occorre un approccio globale alla cybersecurity da parte delle aziende, non solo dal punto di vista tecnico ma soprattutto per quel che riguarda le ripercussioni sui dipendenti.