Una comunità di energia rinnovabile si fonda sulla presenza di un gruppo all’interno del quale si produce e si condivide energie proveniente da fonti rinnovabili. Nel caso di un’azienda, questa assume il ruolo di produttore, mentre dipendenti e abitanti della zona ne diventano i fruitori. L’energia viene parzialmente utilizzata da chi ha realizzato l’impianto, mentre il resto viene condiviso tra i membri della comunità. La Comunità energetica rinnovabile, a livello legale, rappresenta un soggetto giuridico autonomo senza scopo di lucro che viene riconosciuto in quanto tale.
Per quanto riguarda gli incentivi messi a disposizione, questi si distinguono in:
- una tariffa che viene calcolata in base all’energia condivisa tra produttori e consumatori, con un valore che oscilla tra 100 e 130€/MWh, in relazione alla potenza e alla locazione dell’impianto fotovoltaico;
- un contributo a fondo perduto necessario per l’installazione di un nuovo impianto. Compreso all’interno dei fondi del PNRR, questo incentivo permette alle imprese di risparmiare fino al 40% degli esborsi sostenuti per l’installazione degli impianti, ma può essere concesso solo per opere in Comuni in cui la popolazione si attesta al di sotto dei 5.000 abitanti.
La decisione di optare per la costituzione di una comunità energetica rinnovabile utilizzando gli incentivi offerti dal governo, si dimostra una scelta molto vantaggiosa per le piccole e medie imprese. In primis, ne deriva un beneficio ambientale poiché si offre il proprio contributo per la decarbonizzazione del paese; in secondo luogo, se ne può trarre un vantaggio economico grazie al risparmio derivante dall’approvvigionamento diretto e infine, da questo sistema virtuoso, può scaturire anche un beneficio sociale, in quanto le risorse risparmiate possono essere impiegate nella realizzazione di iniziative a favore del territorio con lo scopo di migliorare servizi e opportunità per i residenti.