In Europa i casi di Covid-19 restano alti, come segnalato da un documento dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro. La preoccupazione è notevole non solo per il perdurare della diffusione della malattia, ma anche per l’insorgere di una nuova minaccia: la sindrome da post Covid, conosciuta anche come Long Covid.
Nella relazione riguardante l’impatto di tale sindrome sui lavoratori e sui luoghi di lavoro, l’Organizzazione Mondiale della Sanità la definisce come una condizione che interessa individui già colpiti in precedenza dalla patologia. Di solito appare a circa tre mesi distanza e con sintomi presenti per almeno due mesi, per i quali non può essere formulata una nuova diagnosi. Alcune ricerche condotte in vari paesi europei come Regno Unito e Francia rivelano che il numero di ex pazienti colpiti da Long Covid è in crescita.
Riguardo ai sintomi manifestati, si parla di malesseri che possono colpire tutti gli organi, anche se non si conoscono esattamente i meccanismi in grado di provocarli, forse l’infiammazione del rivestimento dei vasi sanguigni. Tra i sintomi più diffusi troviamo: disturbi del sistema respiratorio e del sistema nervoso, problemi gastrointestinali, cardiovascolari, articolari e per finire affaticamento, anemia e disfunzioni cognitive. Affaticamento e dispnea uniti alla perdita del gusto e dell’olfatto possono durare a lungo, ma si recuperano con il tempo e le cure mediche.
Per quel che riguarda la salute e la sicurezza dei lavoratori, si è notato che alcuni effetti come l’affanno o la riduzione della capacità polmonare possono limitare l’energia lavorativa, soprattutto se sono presenti anche dolori articolari e muscolari. Nel caso in cui emergano problemi cardiovascolari ci potrebbero essere limitazioni nello svolgimento dei lavori fisici, inoltre con la tachicardia posturale si potrebbero riscontrare difficoltà a stare in piedi, battito accelerato e senso di spossatezza. Infine, il 10% dei lavoratori avverte il cosiddetto Brain Fog o nebbia mentale, un effetto neurocognitivo con difficoltà di concentrazione e carenza di memoria.
I lavoratori di indole attiva possono vivere un’esperienza davvero traumatica con la sindrome post Covid, sviluppando disturbi depressivi. Tutti questi effetti incidono sulla sicurezza dei lavoratori, pertanto il datore di lavoro deve esserne messo al corrente per attuare tutte le misure utili a favorire il reinserimento del dipendente, adeguando le mansioni al fine di garantirne la salute.