Una Commissione parlamentare ha svolto un’inchiesta per far luce su casi di sfruttamento e rischi per la sicurezza dei luoghi di lavoro pubblici e privati. Nel documento viene preso in considerazione un fenomeno preoccupante, quello dello sfruttamento dei lavoratori nel settore digitale. Si tratta di un mondo sommerso in cui si rischia di incorrere in numerose irregolarità. Proprio come misura di contrasto a tale insidia, la Commissione ha predisposto un disegno di legge contenente disposizioni per tutelare il lavoro nel caso di utilizzo di piattaforme digitali.
Le proposte normative riguardano i livelli di tutela minimi per questo tipo di lavoratori. Nello specifico, l’art. 1 individua come lavoratore subordinato chi si obbliga, mediante retribuzione, a collaborare con l’azienda prestando il suo lavoro intellettuale o manuale. Mentre la piattaforma digitale si configura come qualsiasi algoritmo o altro sistema decisionale che organizza le modalità della prestazione anche se svolta interamente in modalità virtuale e che fornisce, anche per conto altrui, un servizio a distanza e con mezzi elettronici indipendentemente dal luogo di stabilimento.
Inoltre, devono essere presenti almeno due degli indici di controllo dell’esecuzione della prestazione: retribuzione fissa, regole vincolanti, supervisione della prestazione anche attraverso l’uso di strumenti elettronici; l’effettiva limitazione della libertà di organizzare il lavoro, vale a dire nessuna facoltà di scegliere i periodi di assenza, di accettare o rifiutare compiti, di avvalersi di sostituti, di creare una propria clientela o di svolgere lavori per terzi.
Infine, l’art. 2 tratta la protezione dei dati personali dei lavoratori nel caso in cui utilizzino piattaforme digitali, mentre l’art. 3 indica l’obbligo del committente di valutare i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori delle piattaforme digitali, relativamente ai possibili rischi di infortunio sul lavoro, per esempio danni psicosociali ed ergonomici.